Momenti di follia nei gatti: perché succedono e cosa fare se il gatto esagera

Momenti di follia nei gatti: perché succedono e cosa fare se il gatto esagera

Tutti coloro che hanno vissuto insieme a un gatto possono facilmente comprendere cosa si intende con l’espressione “momenti di follia”.

Come nel video di Simon’s Cat Logic qui sotto, assistiamo a un’improvvisa esplosione di vitalità, che spesso non ci coinvolge attivamente, ma solo come spettatori divertiti.

Osserviamo questi momenti soprattutto la sera, magari mentre ci accingiamo a rilassarci davanti alla TV dopo un’intensa giornata di lavoro.

Perché succede?

Possiamo ipotizzare che si tratti di un surplus di energie, gioiosamente espresse. Il gatto in natura è un predatore molto attivo, perché cibandosi di piccole prede (principalmente roditori o altri micromammiferi) deve compiere fino a 10-15 pasti al giorno. Le battute di caccia, che non vanno tutte a buon fine, possono arrivare fino a 40 al giorno.

Come spiega il video, i gatti che conducono una vita sedentaria e che non hanno necessità di cacciare finiscono per accumulare energia inespressa, che si libera con questi sprazzi di “follia” improvvisa.

Si tratta di energia che fluisce in modo allegro e che non deve destare in noi alcuna preoccupazione. Spesso i nostri felini non provocano alcun danno a mobili e suppellettili durante quest’attività.

Perché sempre la sera?

Il gatto è un’animale crepuscolare, quindi è più attivo nei momenti di passaggio tra luce e buio e viceversa. L’alba è un altro momento di grande attività, talvolta con nostro disappunto!

Questi momenti spesso coincidono anche con la nostra presenza in casa; qualche volta, se il gatto è annoiato da una vita poco stimolante, da fisiologica espressione di vitalità questa attività può trasformarsi in uno stato di eccitazione eccessiva, finalizzata a scatenare in noi una reazione, qualunque essa sia.

Da spettatori, diventiamo un obiettivo: se dormiamo, l’obiettivo può essere quello di svegliarci; se siamo attivi, possiamo diventare addirittura una preda, con agguati più o meno giocosi.
Se la gioia si trasforma in un comportamento molesto, un campanello di allarme si deve accendere, perché può rappresentare un’espressione di malessere che col tempo può degenerare anche in aggressività. Molto, come sempre, dipende da noi.

Cosa fare se il gatto esagera?

1) Chiediamoci se il nostro gatto è felice e se gli stiamo offrendo una vita appagante rispetto alle sue esigenze

Se non è confinato in casa da solo per tutta la giornata ma può uscire e cacciare, se non è sovraeccitato da un gioco violento o da manipolazioni invadenti, probabilmente le sue manifestazioni di “follia” saranno equilibrate e allegre.

Naturalmente la vitalità è anche connessa all’età dell’animale.

2) Offriamo stimoli, arricchimento ambientale, giochi interattivi ed esplorativi

Lo strumento migliore per il gioco predatorio, come si vede nel video, è la cannetta da pesca, perché dissocia il movimento della nostra mano da quello della “preda”.

Da evitare è la “lotta” o il gioco predatorio sulle nostre mani o piedi.

3) In caso di comportamenti molesti, evitiamo qualsiasi reazione

Di notte, o all’alba, a volte viene spontaneo “cedere”, alzarci e magari dare del cibo per avere una tregua; ciò farà capire al nostro amico che la sua strategia ha avuto successo e insisterà, arricchendola con fantasia. Anche una punizione rappresenta pur sempre una reazione, magari meno soddisfacente, ma in qualche modo stimolante, e può innescare un circolo vizioso fatto di nervosismo e aggressività.

La cosa migliore è far finta di non accorgersi di nulla: visto l’insuccesso della sua strategia di disturbo, il gatto la abbandonerà. Ma attenzione, perché una volta instaurato un rituale, non basterà una notte per tornare alla quiete: i nostri amici sanno essere molto insistenti!

Alda Natale

Veterinario dirigente, è direttore della struttura complessa SCT3 – Padova e Adria. Diagnostica in sanità animale dell’IZSVe. Si occupa di diagnosi sierologica e virologica delle malattie infettive dei mammiferi e zoonosi, attività di ricerca in ambito zoonosi e sanità animale, analisi per i piani di profilassi nazionali e regionali. Si è laureata all’Università di Bologna, dove ha conseguito la Specializzazione in sanità animale, allevamento e produzioni zootecniche e dove ha seguito un corso di perfezionamento in Sorveglianza Sanitaria delle Popolazioni Animali. Nel 2004 ha conseguito il Dottorato di ricerca in sanità pubblica, igiene veterinaria e delle produzioni animali all’Università di Padova. Nel 2014 ha conseguito il titolo di referee in Consulente della relazione felina ed è iscritta al relativo albo SIUA. Nel 2018 ha conseguito il titolo di Master di secondo livello in Medicina Comportamentale del Cane e del Gatto con approccio Cognitivo Zooantropologico ed è iscritta all’elenco FNOVI dei Medici Veterinari Esperti in comportamento.