L’ABCD della leishmaniosi nel gatto

L’ABCD della leishmaniosi nel gatto

La leishmaniosi nel gatto è una malattia sporadica che si manifesta solitamente nelle aree a elevata endemia nel cane (Europa e Brasile). In Italia dagli anni ‘80 e fino al 2010 sono stati descritti in dettaglio 10 casi (Pennisi MG, 2010) in Sicilia, Sardegna, Liguria e Abruzzo.

Il gatto è considerato molto più resistente del cane alla leishmaniosi e si ritiene che la malattia conclamata si manifesti in animali con deficit immunitario. Ma siccome la leishmaniosi canina non sembra voler abbandonare le nostre aree, e vista la continua movimentazione di animali anche dall’estero, ritengo opportuno condividere le opinioni dell’European Advisory Board of Cat Diseases (ABCD), che ha recentemente pubblicato una review sull’argomento.

Questi nel box sono i key point che il gruppo ha ritenuto di mettere in evidenza:

  • I gatti sono naturalmente infetti dalle stesse specie di Leishmania che colpiscono i cani e gli esseri umani nelle zone tropicali e subtropicali di tutto il mondo
  • I flebotomi che si alimentano su gatti infetti sono in grado di trasmettere L. infantum
  • La Leishmaniosi si verifica sporadicamente nei gatti, di solito nelle stesse aree in cui cani o esseri umani sono colpiti
  • L’esame istologico della pelle, del fegato e dei  reni evidenzia una infiammazione granulomatosa
  • Le lesioni cutanee (dermatiti ulcerose, crostose, nodulari o squamose) sono i segni clinici più frequenti e talvolta gli unici rilevabili all’esame clinico
  • I segni clinici non cutanei più frequenti comprendono: ingrossamento dei linfonodi, perdita di peso, coinvolgimento oculare (blefarite nodulare, uveite, panoftalmite), diminuzione dell’appetito, gengivo-stomatite cronica e letargia
  • Nei casi con follow-up sono stati osservati malattia glomerulare e insufficienza renale cronica
  • È stata riportata un’associazione tra FIV e leishmaniosi felina in aree endemiche
  • La citologia, l’istologia, l’isolamento o la PCR su campioni di cute, linfonodi, sangue o qualsiasi tessuto colpito sono utili per la diagnosi diretta
  • La sierologia (IF, ELISA, agglutinazione diretta o Western Blot) è utile in particolare negli studi di prevalenza
  • La somministrazione a lungo termine di allopurinolo (10-20 mg/kg ogni 12 ore o ogni 24 ore) è di solito clinicamente efficace
  • Oltre al controllo del flebotomo vettore, nessuna misura preventiva è conosciuta per i gatti; i vaccini sono disponibili solo per i cani

Quindi in definitiva, se il vostro paziente manifesta lesioni cutanee, magari con evidenza di deficit immunitario, e proviene da un’area a elevata endemia, non dimenticate di mettere in diagnosi differenziale anche la leishmaniosi felina.

Gioia Capelli

Gioia Capelli è Direttore Sanitario dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) dal 14 ottobre 2020. Si è laureata in medicina veterinaria nel 1986 a Bologna e ha conseguito il dottorato di ricerca in parassitologia e malattie parassitarie nel 1989. Dal 1991 al 1994 è stata veterinario presso IZSVe, dove ha istituito il Laboratorio di parassitologia; nel 1994 è passata alla Facoltà di medicina veterinaria dell’Università di Padova, prima come ricercatore e poi come professore associato fino al 2004. Nel 2004 è tornata all’IZSVe come dirigente veterinario, dove nel 2016 è stata nominata direttore del Centro di referenza nazionale/centro di collaborazione OIE per la ricerca scientifica sulle malattie infettive nell’interfaccia uomo/animale. I suoi interessi di ricerca riguardano l’epidemiologia delle malattie parassitarie e delle malattie trasmesse da vettori, in particolare quelle zoonotiche ed emergenti; l’ecologia dei vettori e la sorveglianza delle malattie trasmesse da zecche (Anaplasma, borreliosi di Lyme, TBE virus, Rickettsie), pulci (Rickettsia felis), culicidi (West Nile virus e altri Flaviviridae, filarie) e flebotomi (Leishmania). È autrice di oltre 180 articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali.