Gli agenti batterici nelle enteriti del cane: causa o effetto?

Gli agenti batterici nelle enteriti del cane: causa o effetto?

La recente letteratura ridimensiona molto il ruolo degli agenti infettivi batterici come causa primaria di enterite nel cane, poiché il riscontro di ceppi batterici e dei fattori di patogenicità è molto frequente anche in animali sani (J.S. Weese 2011; E. Westermarck 2016; J.S. Weese 2020). Spesso l’isolamento di batteri in corso di patologia enterica non è indice del ruolo eziologico ma, nella maggior parte dei casi, la conseguenza di un quadro di disbiosi.

Alcune eccezioni possono essere riscontrate per quanto riguarda:

  • Campylobacter spp. e Clostridioides difficile in caso di diarrea da prolungata somministrazione di antibiotici e  conseguente dismicrobismo;
  • Clostridium perfringens net F positivo nel caso di sindrome della diarrea emorragica acuta del cane adulto (AHDS);
  • Escherichia coli nella colite granulomatosa del Boxer (GC);
  • Salmonella spp., nel caso di animali alimentati con carne cruda.

Campylobacter termofili

Eziologia e manifestazione clinica

Campylobacter

Diverse specie di Campylobacter sono state isolate da cani diarroici e sani, gli studi che associano chiaramente Campylobacter a patologia intestinale nel cane sono molto pochi e riconoscono forme molto blande di diarrea, anche in corso di infezione sperimentale (Westermarck 2016).

Secondo Green (2012) le infezioni possono manifestarsi con assenza di sintomi in animali portatori di ceppi anche patogeni per l’uomo o con forme di diarrea di vario tipo: da feci semplicemente più molli  e morbide, a diarrea acquosa, fino a diarrea muco-emorragica, della durata di 5-15 giorni, accompagnata da anoressia ed occasionalmente vomito. Più raramente è presente febbre e leucocitosi. Alle volte la patologia risulta cronica (2 o più settimane), a volte è intermittente ed altre ancora può durare diversi mesi. In un caso è stata riscontrata batteriemia e colecistite; non è da escludere l’aborto, anche se poco frequente.

Diagnosi

La diagnosi di basa sull’isolamento del Campylobacter dalle feci o tampone rettale su terreni selettivi, l’esame richiede 4 giorni per dare la negatività e almeno 6 giorni nel caso di campioni positivi.

Riferimenti bibliografici

Riferimenti bibliografici

  • C.E. Greene (2012). Infectious Diseases of the Dog and Cat. Ed. Elsevier Saunders. ISBN 978-1-4160-6130-4. Fourth Edition
  • Westermarck (2016). Chronic Diarrhea in Dogs: What Do We Actually Know About It? – Topics in Compan An Med 31: 78–84

Clostridioides difficile

Eziologia e manifestazione clinica

Clostridium difficile

Clostridioides difficile è un batterio Gram positivo, anaerobio stretto, sporigeno (Weese 2020) spesso associato a diarrea antibiotico-indotta e nosocomiale nell’uomo (Marks et al., 2011; Weese et al., 2001). Clostridioides difficile è associato a diarrea anche in numerose specie animali, ma il suo ruolo patogeno è ancora controverso nel cane (Duijvestijn et al., 2016, Weese 2020).

Pubblicazioni recenti (Weese 2020) lasciano ancora aperte tutte le ipotesi: che si tratti di una comune causa di malattia, una rara causa di malattia, un cofattore in associazione ad altri microrganismi enteropatogeni o un innocuo commensale. Si suppone che possa agire come co-fattore con altri enteropatogeni, in diarree comunità-indotte o infezioni opportunistiche (Marks et al., 2011).

I segni clinici variano da una forma subclinica ad una grave diarrea emorragica potenzialmente fatale, che coinvolge sia il  tenue che il crasso (Greene 2012).

Diagnosi

La diagnosi di basa sull’isolamento del patogeno e successive tossino e ribotipizzazioni secondo il seguente schema e tempistiche:

  • Esame colturale su tampone rettale o feci. Considerando la scarsa resistenza ambientale di difficile si consiglia di consegnarlo al laboratorio il prima possibile, entro un massimo di 24h.
  • Real time PCR dopo 10 giorni di incubazione, dai campioni positivi isolamento su terreno agarizzato (48 ore di incubazione + 24-48 ore), identificazione con MALDI-TOF o  con
  • PCR per la ricerca dei geni codificanti le tossine A e B e  dei geni codificanti la tossina binaria
  • Ribotipizzazione mediante PCR

Riferimenti bibliografici

Riferimenti bibliografici

  • C.E. Greene (2012). Infectious Diseases of the Dog and Cat. Elsevier Saunders. ISBN 978-1-4160-6130-4. Fourth Edition
  • Duijvestijn, L. Mughini-Gras, N. Schuurman, W. Schijf, J.A. Wagenaar, H. Egberink (2016). Enteropathogen infections in canine puppies: (Co-)occurrence, clinical relevance and risk factors. Veterinary Microbiology 195:115–122
  • E.C. Keessen, W. Gaastra, L.J.A. Lipman  (2011). Clostridium difficile infection in humans and animals, differences and similarities. Veterinary Microbiology 153 205–217
  • J.S. Weese (2011). Bacterial Enteritis in Dogs and Cats: Diagnosis, Therapy and Zoonotic Potential. Vet Clin Small Anim 41: 287–309
  • J.S. Weese (2020). Clostridium (Clostridioides) difficile in animals. Journal of Veterinary Diagnostic Investigation Vol. 32(2): 213–221
  • S.L. Marks, S.C. Rankin, B.A. Byrne, J.S. Weese (2011). Enteropathogenic Bacteria in Dogs and Cats: Diagnosis, Epidemiology, Treatment, and Control. J Vet Intern Med 25:1195–1208

Clostridium perfringens

Eziologia e manifestazione clinica

Clostridium perfringens

Clostridium perfringens è un batterio anaerobio stretto sporigeno, ubiquitario nell’intestino dell’uomo e degli animali e nell’ambiente. In base alla presenza di uno o più geni codificanti specifiche tossine maggiori (α, β, ι, ε), C. perfringens viene suddiviso in 5 biotipi, da A ad E. La stragrande maggioranza dei C. perfringens del cane appartiene al tipo A. È facilmente coltivabile senza differenze in termini quantitativi a partire da più dell’80% di cani con o senza diarrea (la prevalenza nel gatto è invece più bassa e oscilla tra il 43 e il 63%).

Il ruolo di C. perfringens tipo A come enteropatogeno sia nel cane che nel gatto non è stato ancora completamente compreso. Si ritiene possa fungere ora da patogeno primario ora da opportunista e che possa essere associato a forme di enterite da moderate autolimitanti a necrotico-emorragiche severe (Silva et al. 2015; Green 2012). Il tasso di mortalità è comunque molto basso (Sidern et al., 2019; Mehdizadeh Gohari et al. 2020; Pilla et al., 2020)

È stato recentemente suggerito un coinvolgimento specifico di C. perfringens e delle sue tossine nella patogenesi dell’enterocolite necrotica del cane adulto con “Sindrome della diarrea emorragica acuta” (AHDS) (Suchodolski et al., 2012; Unterer et al., 2014; Leipig-Rudolph et al., 2018). Un aumento significativo del numero di cellule batteriche è stato infatti dimostrato con PCR quantitativa in cani adulti affetti da AHDS rispetto a cani con diarrea non emorragica e cani sani controllo. Inoltre, C. perfringens positivi per i geni codificanti le tossine NETF e NETE sono stati isolati da soggetti adulti affetti da AHDS (48%), con una differenza significativa rispetto a soggetti sani (12%) e ancor più rispetto a soggetti giovani con AHDS di natura parvovirale (0%).

Tuttavia, non si evidenzia differenza significativa, in termini di alterazione dei valori di laboratorio e prognosi (mortalità pari a 0%), tra soggetti con gastroenterite emorragica da C. perfringens con o senza positività per NetF e NetE. Al momento quindi il riscontro di questi clostridi non supporta di per sé il ricorso ad una terapia antibiotica (Sidern et al, 2019).

In base alla bibliografia attualmente consultabile, invece, non risulta in nessun modo associato a casi di diarrea e mortalità in cuccioli appena nati o di qualche giorno di vita (Meloni et al., 2014; Munnich et al., 2014).

Diagnosi

  • Esame batteriologico da tampone rettale o campione di feci
    Problematiche interpretative
    l’isolamento e la conta di C. perfringens non sono sufficienti a confermare la diagnosi (soprattutto nel soggetto morto). L’isolamento risulta altresì utile al fine di ottenere una coltura da sottoporre ad indagini molecolari.
  • PCR per la rilevazione dei geni codificanti le tossine
    Nel cane adulto con insorgenza acuta di diarrea emorragica può essere utile indagare la presenza di ceppi NetF positivi, o nei soggetti giovani dopo aver escluso altre possibili cause.
    Problematiche interpretative
    la presenza del gene non sempre si traduce in una sua espressione, sarebbe quindi corretto associarla all’utilizzo dell’ELISA per la ricerca della tossina nelle feci.

Riferimenti bibliografici

Riferimenti bibliografici

Riferimenti bibliografici

  • C.E. Greene (2012). Infectious Diseases of the Dog and Cat. Elsevier Saunders. ISBN 978-1-4160-6130-4. Fourth Edition
  • J.S.  Suchodolski, M.E. Markel, J.F. Garcia-Mazcorro, S. Unterer, R.M. Heilmann, S.E. Dowd (2012). The fecal microbiome in dogs with acute diarrhea and idiopathic inflammatory bowel disease. PLoS ONE. 7:e51907
  • Leipig-Rudolph, K. Busch, J. F. Prescott, I. Mehdizadeh Gohari, C. M. Leutenegger, W. Hermanns, G. Wolf, K. Hartmann, J. Verspohl, S. Unterer (2018). Intestinal lesions in dogs with acute hemorrhagic diarrhea syndrome associated with netF-positive Clostridium perfringens type A. Journal of Veterinary Diagnostic Investigation, Vol. 30(4) 495–503
  • Mehdizadeh Gohari, S. Unterer, A.E. Whitehead, J.F. Prescott (2020). NetF-producing Clostridium perfringens and its associated diseases in dogs and foals. J Vet Diagn Invest. Mar;32(2):230-238
  • Meloni, P.A. Martino, V. Grieco, M.C. Pisu, B. Banco (2014). A survey on bacterial involvement in neonatal mortality in dogs. Vet Ital, 50 (4), 293-299
  • Münnich and U. Küchenmeister (2014). Causes, Diagnosis and Therapy of Common Diseases in Neonatal Puppies in the First Days of Life: Cornerstones of Practical Approach. Reprod Dom Anim 49 (Suppl. 2), 64–74
  • Pilla, J. S. Suchodolski (2020). The Role of the Canine Gut Microbiome and Metabolome in Health and Gastrointestinal Disease. Frontiers in Veterinary Science Volume 6 | Article 498
  • R.O.S. Silva, F.C.F. Lobato (2015). Clostridium perfringens: a review of enteric diseases in dogs, cats and wild animals. Anaerobe, Volume: 33   Pagina: 14-17– Elsevier Silva, FCF Lobato – Clostridium perfringens: a review of enteric diseases in dogs, cats and wild animals – Anaerobe, 2015 Volume: 33   Pagina: 14-17
  • Sindern, J. S. Suchodolski , C. M. Leutenegger, I. Mehdizadeh Gohari, J. F. Prescott, A.-L. Proksch, R. S. Mueller, K. Busch, S. Unterer (2019). Prevalence of Clostridium perfringens netE and netF toxin genes in the feces of dogs with acute hemorrhagic diarrhea syndrome. J Vet Intern Med Jan;33(1):100-105
  • Unterer, K. Busch, M. Leipig-Rudolph, W. Hermanns, G. Wolf, R.K. Straubinger (2014). Endoscopically visualized lesions, histologic findings, and bacterial invasion in the gastrointestinal mucosa of dogs with acute hemorrhagic diarrhea syndrome. J Vet Intern Med. 28:52–8

Escherichia coli

Eziologia e manifestazione clinica

Escherichia coli

Escherichia coli è un batterio enterico, parte integrante della flora microbica intestinale di animali clinicamente sani. Può tuttavia essere associato a enterite se munito di fattori di patogenicità e in presenza di difese immunitarie locali e/o sistemiche alterate. In base alla presenza di determinati fattori di virulenza E. Coli è stato classificato in patotipi (A. C. de Mello Santos et al., 2020). Alcuni patotipi (AIEC, DAEC) non sono ancora mai stati isolati da casi di diarrea del cane così come altri patotipi (EPEC, EHEC) sono stati isolati da feci di cani clinicamente sani senza alcuna differenza significativamente statistica rispetto a cani con diarrea e alcuni di questi (EHEC) costituiscono più che altro un problema di sanità pubblica.

Notevole importanza assumono le infezioni batteriche nelle forme neonatali del cane e del gatto, che infatti costituiscono la seconda causa di morbilità e mortalità neonatale nel cane. Le infezioni da E. Coli, emolitici e non, costituiscono causa primaria di enterite batterica, setticemia e mortalità (40 % circa) in cuccioli appena nati o di pochi giorni di vita. Il loro epitelio intestinale risulta molto permeabile ai batteri e questi vengono direttamente trasmessi dalla madre alla prole già durante il passaggio attraverso il canale del parto (Meloni et al, 2014; Munnich et al, 2014).

La presenza di E. coli emolitici non si configura tra le cause principali di enterite nel cucciolo di età inferiore ai 12 mesi, ma quando ciò si verifica si associa a un quadro severo di diarrea emorragica, malessere generale e ospedalizzazione (quasi al pari di CPV e CCov). È quindi raccomandato uno screening per Parvovirus, Coronavirus ed Escherichia coli su cuccioli con diarrea acuta soprattutto se il cucciolo ha un’età inferiore ai 3 mesi e proviene da allevamenti ad alta densità (Duijvestijn et al 2016).

E. coli sembra essere direttamente collegato alla colite granulomatosa del Boxer (GC), malattia poco comune che colpisce soprattutto il giovane boxer e in misura minore altre razze di cani e che comporta una grave colite e marcata perdita di peso (Westermarck 2016).

Diagnosi

  • Esame batteriologico da tampone rettale o campione di feci raccolto sterilmente
  • PCR su isolato per individuazione di fattori di virulenza
    Problematiche interpretative
    La presenza di geni codificanti per determinati fattori di virulenza non si traduce necessariamente in una loro espressione e quindi in una patogenicità del batterio. L’esito delle analisi deve essere interpretato alla luce dei reperti clinici ed in collaborazione con il microbiologo.

Riferimenti bibliografici

Riferimenti bibliografici

  • A. C. de Mello Santos, F. Fernandes Santos, R.M. Silva , T.A.Tardelli  Gomes  (2020). Frontiers in Cellular and Infection Microbiology, www.frontiersin.org, July 2020, Volume 10, Article 339
  • R. Pilla, J.S. Suchodolski (2020). Frontiers in Veterinary Science, www.frontiersin.org, January 2020, Volume 6, Article 498
  •  J. D. Dubreuil, R.E. Isaacson, D.M. Schifferli, (2016), Animal Enterotoxigenic Escherichia coli  – Ecosal plus ISSN:2324-6200 Data:10.2016 Volume: 7 Numero: 1
  • C.E. Greene (2012). Infectious Diseases of the Dog and Cat. Elsevier Saunders. ISBN 978-1-4160-6130-4. Fourth Edition
  • Duijvestijn, L. Mughini-Gras, N. Schuurman, W. Schijf, J.A. Wagenaar, H. Egberink (2016). Enteropathogen infections in canine puppies: (Co-)occurrence, clinical relevance and risk factors. Veterinary Microbiology 195:115–122
  • Meloni, P.A. Martino, V. Grieco, M.C. Pisu, B. Banco (2014). A survey on bacterial involvement in neonatal mortality in dogs. Vet Ital, 2014 – 50 (4), 293-299
  • Münnich and U. Küchenmeister (2014). Causes, Diagnosis and Therapy of Common Diseases in Neonatal Puppies in the First Days of Life: Cornerstones of Practical Approach. Reprod Dom Anim 49 (Suppl. 2), 64
  • P.M.P.  de Almeida, L.R. Arais, J.R.C. Andrade, E.H. Rondon Barreto Prado, K Irino, A. de Mello Figueiredo Cerqueira (2012). Characterization of atypical enteropathogenic Escherichia coli (aEPEC) isolated from dogs. Veterinary Microbiology 158 420–424
  • S.L. Marks, S.C. Rankin, B.A. Byrne, J.S. Weese (2011). Enteropathogenic Bacteria in Dogs and Cats: Diagnosis, Epidemiology, Treatment, and Control. J Vet Intern Med 25:1195–1208
  • Salvarani, C. Tramuta, P. Nebbia, P. Robino (2012) . Occurrence and functionality of cycle inhibiting factor, cytotoxic necrotizing factors and cytolethal distending toxins in Escherichia coli isolated from calves and dogs in Italy. Research in Veterinary Science 92, 372–377
  • Turchetto, M. Ustulin, C.V. Citterio, C. Zanardello, M. Vascellari, D. Vio, G. Conedera, N.M. Ferro Milone, M. Cocchi (2015). Phenotypic features and phylogenetic background of extraintestinal hemolytic Escherichia coli responsible of mortality in puppies. Vet.Microbiol., 2015, 179, 1-2, 126-130, Elsevier B.V, Netherlands
  • Westermarck (2016). Chronic Diarrhea in Dogs: What Do We Actually Know About It?. Topics in Compan An Med 31: 78–84

Salmonella spp.

Eziologia e manifestazione clinica

Salmonella

La bibliografia recente indica che Salmonella è un batterio raramente isolato dall’intestino del cane, sia sano che con diarrea (0-3,6%). La percentuale di isolamento cresce se gli animali sono alimentati con diete a base di carne cruda (fino al 30%). Esistono scarse pubblicazioni che collegano con chiarezza forme gastroenteriche con Salmonella (Westermarck  2016).

Secondo Marks et al. (2011), la patologia nel cane è collegata all’interazione tra ceppi virulenti di Salmonella e fattori di sensibilità individuale del cane, ma anche questi autori lasciano aperta la domanda se Salmonella sia da considerarsi un patogeno per il cane, sottolineando invece il ruolo di possibile carrier per infezioni umane.

L’infezione è possibile attraverso l’assunzione di acqua o cibo contaminato ma anche attrezzi e presidi medico-veterinari contaminati. I cuccioli sotto l’anno di età sarebbero più sensibili all’infezione ed alla patologia clinica. Fattori predisponenti sono il tipo di alimentazione, stress, calo delle difese immunitarie, disbiosi. La patologia può manifestarsi come gastroenterite con febbre, malessere, anoressia eventualmente vomito, dolori addominali e diarrea (sia con feci acquose che mucose, fino anche a emorragiche) seguiti da pallore delle mucose, debolezza e disidratazione. Sono descritti però anche casi di batteriemia e endotossiemia, localizzazioni a polmoni, ascessi, piotorace, meningiti, osteomieliti e celluliti e ancora aborti, mortalità neonatale o nascita di cuccioli deboli (Greene 2012).

Diagnosi

La diagnosi di basa sull’isolamento di Salmonella dalle feci o tampone rettale su terreni selettivi, l’esame deve essere effettuato entro 4 giorni dal prelievo e prevede almeno 3 giorni per dare la negatività e almeno 5 giorni nel caso di campioni positivi.

Riferimenti bibliografici

Riferimenti bibliografici

  • C.E. Greene (2012). Infectious Diseases of the Dog and Cat. Elsevier Saunders. ISBN 978-1-4160-6130-4. Fourth Edition
  • J.S. Weese (2011). Bacterial Enteritis in Dogs and Cats: Diagnosis, Therapy and Zoonotic Potential.  Vet Clin Small Anim 41: 287–309
  • Westermarck (2016). Chronic Diarrhea in Dogs: What Do We Actually Know About It?. Topics in Compan An Med 31: 78–84

Laura Viel

Laura Viel è dirigente veterinario presso la sezione territoriale di Treviso dell’IZSVe. Si è laureata in medicina veterinaria presso l’Università di Bologna nel 1991, specializzandosi poi in Tecnologia e patologia avicunicola (Università di Milano, 1996) e in Sanità pubblica veterinaria (Università di Milano, 1998). Ha conseguito il Master Universitario di II livello in Scienze Forensi Veterinarie nel 2019 presso l’Università di Napoli. Ha maturato una significativa esperienza professionale nei settori della diagnostica di laboratorio e microbiologia alimentare, attività svolta presso la sezione territoriale IZSVe di Belluno, che ha diretto dal 2003 al 2012. Dal 2013 partecipa alle diverse attività diagnostiche, di qualità e sicurezza della sezione territoriale IZSVe di Treviso, con particolare attenzione alle patologie degli animali d’affezione ed al settore degli avvelenamenti. Riveste il ruolo di assicuratrice qualità della sezione territoriale di Treviso.