Il diabete felino: l’approccio comportamentale in aiuto della terapia medica

Il diabete felino: l’approccio comportamentale in aiuto della terapia medica

Attenzione! Questo post, rivolto a medici veterinari, si riferisce alla gestione di un paziente stabilizzato e/o in condizioni non critiche. Se il veterinario che gestisce il caso ritiene indispensabile il ricovero in terapia intensiva perché il gatto si trova in chetoacidosi e/o in condizioni che lo mettano a rischio per la sopravvivenza, occorre affidarsi al beneficio delle terapie intensive, che superano il danno dovuto allo stress del ricovero.
Gatto glicemia misurazione

Lo stress è da tempo considerato dai ricercatori, sia in medicina umana che in veterinaria, un importante fattore che ostacola il controllo della glicemia. Nel gatto, in particolare, la nota “iperglicemia da stress” può causare picchi glicemici improvvisi e condizionare le misurazioni eseguite in fase di ricovero presso strutture veterinarie.

Ci sono patologie croniche per le quali, pur seguendo l’applicazione di un perfetto protocollo terapeutico, il proprietario di un gatto malato si sente disorientato, incapace e spesso non sufficientemente accompagnato dal veterinario curante nella gestione quotidiana del paziente. Il diabete felino probabilmente è la più rappresentativa tra queste patologie, soprattutto quando la regolazione della glicemia non ha un immediato successo dopo l’inizio della terapia.

Lo stress è da tempo considerato dai ricercatori, sia in medicina umana che in veterinaria, un importante fattore che ostacola il controllo della glicemia. Nel gatto, in particolare, la nota “iperglicemia da stress” può causare picchi glicemici improvvisi e condizionare le misurazioni eseguite in fase di ricovero presso strutture veterinarie. L’iperglicemia da stress può essere facilmente sospettata se il gatto è visibilmente agitato e/o aggressivo, ma anche un gatto timido e facilmente manipolabile può esserne vittima, magari manifestando come unico segno esterno una midriasi.

In che modo un approccio comportamentale può aiutare la terapia del diabete felino?

Fattori stressanti

Gatto con diabete felino

Una consulenza comportamentale può aiutare a riconoscere e ridurre i fattori stressanti che possono contribuire – insieme a cause alimentari, genetiche e allo stile di vita – a un mancato controllo della glicemia.

Innanzitutto, una consulenza comportamentale può aiutare a riconoscere e ridurre i fattori stressanti che possono contribuire – insieme a cause alimentari, genetiche e allo stile di vita – a un mancato controllo della glicemia.

  • Riconoscere i fattori stressanti è importante perché spesso i proprietari non sono consapevoli del disagio provocato al gatto, ad esempio, da un’interazione non corretta da parte di bambini e adulti, o dalla convivenza con altri animali presenti nel nucleo familiare.
  • Ridurre i fattori stressanti spesso è una naturale conseguenza delle consapevolezze acquisite dal proprietario, altre volte richiede più interventi di un esperto, soprattutto quando i problemi sono causati da convivenze difficili tra animali.

Stile di vita e attività fisica

Per quanto riguarda lo stile di vita, in medicina umana come in veterinaria, è noto che l’attività fisica fa abbassare la glicemia, riduce il rischio di malattie cardiovascolari e favorisce uno stato generale di benessere.

Gatto attività fisica

Una consulenza comportamentale può aiutare a migliorare la quotidianità del gatto, invogliandolo ad una vita più attiva e soddisfacente, oltre che utile al controllo della glicemia.

I gatti domestici, che sempre più spesso conducono le loro esistenze rinchiusi in appartamento, in solitudine per molte ore al giorno, tendono ad essere poco attivi, avendo come unica motivazione al movimento la richiesta di cibo.

Una consulenza comportamentale può aiutare a migliorare la quotidianità del gatto, invogliandolo ad una vita più attiva e soddisfacente, oltre che utile al controllo della glicemia.

Procedure terapeutiche da eseguire a casa

L’aiuto più importante che un esperto in comportamento può dare, a integrazione delle imprescindibili terapie farmacologica e alimentare, è il mantenimento e/o la costruzione di un rapporto di fiducia tra gatto e proprietario che consenta:

  • un’agevole somministrazione della terapia insulinica: aiutare il proprietario a capire che le iniezioni di insulina sono facili da somministrare e sono ben tollerate dai gatti è piuttosto semplice; molte persone riferiscono come il micio di casa faccia le fusa durante l’iniezione e sembri capire che la terapia gli fa bene;
  • l’effettuazione di misurazioni della glicemia in situazioni non stressanti: la misurazione della glicemia in ambiente domestico è una procedura che può necessitare di un training più o meno lungo a seconda del carattere del gatto, della resistenza del proprietario a manipolare aghi e dispositivi medici e della preoccupazione di non essere in grado di gestire la malattia. Può sembrare inizialmente impossibile per alcuni soggetti, ma se si riesce a stabilire una situazione di calma e creare un rituale nel quale il gatto si senta rassicurato, senza essere colto di sorpresa, i risultati in genere non tardano ad arrivare.
Gatto iniezione insulina

Un esperto in comportamento felino può aiutare il proprietario a capire che le iniezioni di insulina sono facili da somministrare e sono ben tollerate dai gatti, e a effettuare misurazioni della glicemia in situazioni non stressanti.

Fino ad alcuni anni fa, l’indisponibilità di glucometri ad uso domestico faceva sì che il gatto diabetico, sottoposto a frequenti visite e ricoveri per curve glicemiche, spesso subisse nel tempo un cambio di temperamento, diventando aggressivo e manifestando picchi iperglicemici inaspettati e talvolta severi. Per alcuni gatti diabetici sottoposti a ricovero e frequenti manipolazioni, le concentrazioni di glucosio ematico possono restare anche superiori a 400 mg/dl per tutto il giorno, nonostante la somministrazione di insulina. Considerando che l’iperglicemia da stress può annullare l’effetto dell’insulina, è facile capire come la curva glicemica eseguita in fase di ricovero possa comportare il rischio di sovrastimare il dosaggio terapeutico. Nei giorni seguenti, tornando alla tranquillità dell’ambiente domestico, l’effetto dell’insulina si può manifestare in modo violento, causando ipoglicemie o creando un pericoloso circolo vizioso con effetto Somogyi e/o apparente insulino-resistenza.

Molti proprietari hanno imparato a gestire in autonomia le misurazioni, grazie all’ottima relazione instaurata spontaneamente con il loro micio e grazie all’esperienza vissuta da altri. D’altra parte, altre persone rinunciano perché non si sentono all’altezza, perdendo l’opportunità di utilizzare uno strumento importantissimo per il controllo della patologia, talvolta con gravi conseguenze sulle chances di sopravvivenza del soggetto.

In ambito umano, oggi è impensabile la gestione del diabete senza le automisurazioni a domicilio che forniscono al medico le informazioni necessarie a modulare la terapia farmacologica, mentre in veterinaria talvolta ci si limita a misurazioni bisettimanali o anche meno frequenti. Il diabete felino, lo ricordiamo, è una patologia che se ben gestita può avere ottime probabilità di remissione.

Riferimenti

  • Surwit RS1, Schneider MS. (1993). Role of stress in the etiology and treatment of diabetes mellitus. Psychosom Med. 1993 Jul-Aug;55(4):380-93.
  • Nelson R. (2002). Stress Hyperglycemia and Diabetes Mellitus in Cats. J Vet Intern Med2002;16:121–122
  • Behrend E., Holford A., Lathan P., Rucinsky R., Schulman R. (2018). 2018 AAHA Diabetes Management Guidelines for Dogs and Cats. J Am Anim Hosp Assoc. 2018 Jan/Feb;54(1):1-21
  • www.diabetefelino.it – La prima community italiana sul diabete felino

Alda Natale

Veterinario dirigente, è direttore della struttura complessa SCT3 – Padova e Adria. Diagnostica in sanità animale dell’IZSVe. Si occupa di diagnosi sierologica e virologica delle malattie infettive dei mammiferi e zoonosi, attività di ricerca in ambito zoonosi e sanità animale, analisi per i piani di profilassi nazionali e regionali. Si è laureata all’Università di Bologna, dove ha conseguito la Specializzazione in sanità animale, allevamento e produzioni zootecniche e dove ha seguito un corso di perfezionamento in Sorveglianza Sanitaria delle Popolazioni Animali. Nel 2004 ha conseguito il Dottorato di ricerca in sanità pubblica, igiene veterinaria e delle produzioni animali all’Università di Padova. Nel 2014 ha conseguito il titolo di referee in Consulente della relazione felina ed è iscritta al relativo albo SIUA. Nel 2018 ha conseguito il titolo di Master di secondo livello in Medicina Comportamentale del Cane e del Gatto con approccio Cognitivo Zooantropologico ed è iscritta all’elenco FNOVI dei Medici Veterinari Esperti in comportamento.