Polyomavirus nei pappagalli: viremia, shedding e risposta anticorpale

Polyomavirus nei pappagalli: viremia, shedding e risposta anticorpale

Il Polyomavirus aviare (APV) è un virus molto contagioso dei pappagalli. Nelle nursery o negli allevamenti al chiuso la morbilità può arrivare al 100%.

L’insorgenza delle forme cliniche di malattia dipende da tanti fattori: età, specie, caratteristiche individuali e patologie concomitanti (immunodepressione per es.) nei soggetti infetti. Nella maggior parte dei casi la malattia si osserva in Parrocchetti Ondulati, Are, Conuri, Ecletti, Parrocchetti dal collare e Inseparabili. Queste specie sono molto sensibili all’infezione, in genere nei giovani la morte può sopraggiungere già a 10-20 giorni di età negli Ondulati, 1-6 settimane nei Conuri e 4-14 settimane nelle Are e negli Ecletti.

La malattia negli adulti è rara e spesso è associata ad altre infezioni responsabili di immunodepressione (per esempio PBFD). Per ragioni ancora poco conosciute, una certa percentuale di soggetti anche molto giovani e di specie molto sensibili, sviluppa un’infezione asintomatica. Giovani e adulti asintomatici possono eliminare per via cloacale grandi quantità di virus e rappresentano la fonte principale di diffusione della malattia attraverso i circuiti di compravendita, la partecipazione a mostre e manifestazioni, l’introduzione dei piccoli di diversa origine nelle nursery o dei giovani nei pet shops.

La possibilità di individuare precocemente i soggetti infetti tramite la ricerca del virus e di anticorpi specifici rappresenta la principale arma di prevenzione contro la disseminazione dell’APV. È noto che la durata della viremia e dello shedding, così come l’insorgenza e la durata della sieropositività, variano molto a seconda della specie, dell’età e di fattori individuali, tuttavia è possibile dare delle indicazioni di massima basate su studi effettuati in differenti specie di pappagalli.

Periodo d’incubazione

Pappagalli inseparabiliNegli Ondulati il periodo d’incubazione è molto breve (anche solo 2 giorni), generalmente non oltre 7 giorni, fino a circa 10-14 giorni nelle altre specie sensibili di taglia maggiore. Durante il periodo d’incubazione il soggetto infetto può avere una quantità di virus nel sangue o a livello intestinale non rilevabile dalle comuni tecniche diagnostiche.

Viremia e shedding cloacale

Sia la viremia sia lo shedding sono molto elevati nei giovani. In questi soggetti di norma la viremia precede di qualche giorno l’insorgenza dell’eliminazione del virus per via cloacale. In alcuni casi, anche se persistentemente viremici, alcuni animali possono non eliminare il virus per via cloacale. Lo shedding può essere intermittente in alcuni soggetti, in ogni caso dura sempre più a lungo della viremia. Nei soggetti giovani la viremia può durare dalle 2 alle 10 settimane, la durata dello shedding dalle 3 alle 11 settimane.

In alcuni casi e in alcune specie (per es. Ara ararauna) lo shedding è stato osservato fino a 135 giorni. Il picco di positività sia per la viremia sia per lo shedding cloacale si raggiunge in genere nel primo mese d’infezione. Alcuni soggetti, appartenenti soprattutto a specie più resistenti (per es. Calopsitte) sono stati trovati positivi in modo intermittente anche per più di 18 mesi.

Negli adulti la viremia è molto limitata, a volte assente. Lo shedding per via cloacale ha un’intensità e una durata molto minore, spesso inferiore a 60 giorni.

Sieroconversione e parametri ematici

PolyomavirusDopo circa 10-14 giorni dall’infezione si possono rilevare anticorpi per APV (mediante test di sieroneutralizzazione) in concomitanza con la viremia e lo shedding. Tuttavia nelle prime 2-3 settimane dall’infezione è anche possibile avere soggetti viremici ed eliminatori ma sieronegativi.

La percentuale di sieropositivi in un allevamento varia molto a seconda di tanti fattori. Mentre negli Ondulati non è infrequente avere fino al 100% dei soggetti allevati sieropositivi, nei pappagalli di grossa taglia spesso non si supera il 50%. Facendo più prelievi a distanza di 10-15 giorni su un numero statisticamente significativo di soggetti, sia per gli esami sierologici sia per gli esami virologici, è possibile avere un’idea del periodo in cui gli animali si sono infettati o di quando il virus è entrato in allevamento.

Bisogna tener presente però che alcuni soggetti possono sieroconvertire senza mai eliminare il virus (o farlo in modo occasionale). Il picco del titolo anticorpale viene raggiunto a circa 4-6 settimane dall’infezione (titoli in SN ≥ 1:320). La positività sierologica dura diversi mesi ed è quasi sempre più persistente della viremia e dello shedding, ma il titolo anticorpale nei pappagalli di grandi dimensioni può decrescere molto rapidamente arrivando già dopo 2-3 mesi dall’infezione a valori vicini allo 0 (< 1:20). In alcune specie (per es. Ondulati) è stata osservata una notevole riduzione del titolo anticorpale durante la stagione riproduttiva.

Nelle forme asintomatiche è raro trovare significative alterazioni dei parametri ematici. Nelle forme acute di malattia conclamata è frequente il riscontro di più parametri ematici (AST, ALT, AP, LHD) alterati e trombocitopenia.

Conclusioni e considerazioni

Melopsittacus UndulatusLa durata della viremia e dello shedding, così come l’insorgenza e la durata della sieropositività, sono molto variabili e per questo non esiste un’unica strategia diagnostica ma occorre decidere l’entità, la tempistica ed il tipo di campionamento in base alla specie e l’età dei soggetti da controllare e le caratteristiche e la storia clinica recente e passata dell’allevamento.

In linea generale, soprattutto se non si ha idea del momento in cui è insorta l’infezione, la chance migliore di identificare il virus nel singolo soggetto si ha esaminando contemporaneamente (anche in pool) sia il sangue sia il tampone cloacale (almeno due volte a distanza di qualche giorno), in quanto, a seconda della specie e del periodo d’infezione, in una rilevante percentuale di casi solo uno dei due campioni risulta positivo.

La mortalità e la morbilità percepita sono sempre molto più basse della reale diffusione dell’infezione, per questo se si vuole conoscere con esattezza l’incidenza delle infezioni da APV occorre procedere con campionamenti statisticamente significativi di soggetti, per ogni specie e categoria di età, da sottoporre a test sierologici presso istituti specializzati.

Poiché durante l’inizio del periodo d’incubazione è possibile che non si riesca a individuare il virus tramite l’esame del sangue e di tamponi cloacali, e al fine di limitare il numero di campionamenti, è consigliabile procedere ai primi controlli della viremia e dello shedding nei soggetti in quarantena non prima di due settimane. La durata del periodo di quarantena per i soggetti di cui non si conosce lo stato sanitario non dovrebbe essere mai inferiore ai 4 mesi (6 mesi per gli Ondulati).

Il frequente riscontro di anticorpi neutralizzanti (anche ad alto titolo) in soggetti malati o eliminatori asintomatici indica che l’immunità umorale da sola non garantisce una completa protezione dall’infezione. Anche gli allevamenti in cui si pratica la vaccinazione e si acquistano solo soggetti vaccinati non devono esimersi da mettere in atto adeguate misure di prevenzione e controllo.

Calogero Terregino

Medico veterinario dirigente, è responsabile del Centro di referenza nazionale/Laboratorio di referenza europeo (EURL) per l’influenza aviaria e la malattia di Newcastle dell'IZSVe, dove si occupa della diagnosi dell’influenza aviaria, della malattia di Newcastle e di altre malattie virali del pollame, degli equidi, degli uccelli selvatici e dei volatili ornamentali. Ha conseguito la laurea in Medicina veterinaria presso l’Università di Bologna nel 1996, e il Dottorato di ricerca in patologia dei volatili, del coniglio e della selvaggina, nel 1999. Nel 2003 ha ottenuto il Diploma di specializzazione in Tecnologia e patologia della specie avicole, coniglio e della selvaggina presso l’Università di Milano. È autore e coautore di oltre 200 pubblicazioni.

2 commenti

  1. Salve, il mio cenerino di 3 anni è risultato positivo al polyomavirus. Vorrei sapere quali sono le cure migliori e se è curabile al 100% oppure no e in quali tempi.
    Grazie

    • Redazione IZSVe Pets

      Salve Gianpaolo,
      le consigliamo per ogni dubbio di rivolgersi sempre al suo medico veterinario, che sicuramente le saprà consigliare un’eventuale terapia e gli accorgimenti più adeguati al suo caso.
      Ricordiamo che IZSVe Pets è un portale rivolto ai medici veterinari professionisti che pubblica contenuti e ospita discussioni di carattere scientifico e clinico nell’ambito della veterinaria degli animali da compagnia. Per informazioni e consigli sulla cura dei propri animali domestici consigliamo sempre di rivolgersi al proprio veterinario di fiducia.